La forma del seno e dei capezzoli di una donna possono variare in base a caratteristiche genetiche e strutturali. Il capezzolo piatto, come vedremo, non incidono sull’allattamento al seno del neonato.
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Esistono particolari tecniche e consigli che sono, a tutti gli effetti, un valido aiuto.
I capezzoli piatti sono un ostacolo?
È risaputo che ogni individuo, maschio o femmina, possiede caratteristiche fisiche diverse. Nello specifico dell’articolo, la donna può avere un seno con capezzoli piatti (non sporgenti).
Il problema che ogni mamma si pone, è proprio quello inerente l’allattamento. Difatti, si crede che i capezzoli piatti limitino o impediscano di attaccare il bambino al seno e di alimentarlo con il latte materno.
Niente di più errato. È importante ricordare che, come suggerisce la regola, l’allattamento avviene al seno, non al capezzolo. L’unico accorgimento da mettere in atto, per inibire l’ostacolo, è quello di porre attenzione alla posizione corretta che il bambino deve assumere durante l’attaccamento ai capezzoli.
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In effetti, per una corretta suzione, le labbra del bambino devono essere appoggiate sull’areola, ma oltre il capezzolo. Per tale ragione, nessuna forma è considerata d’intralcio.
La tipologia dei capezzoli piatti e invertiti
Dopo esserci rassicurati sull’assenza del “reato di colpa” attribuito ai capezzoli piatti, vediamo quali sono.
Innanzitutto bisogna fare una piccola precisazione: i capezzoli piatti si definiscono tali quando non sono sporgenti. Possono, però, oltre a questa configurazione, assumere diversi aspetti.
In natura, è possibile trovare diverse classificazioni dei capezzoli piatti o invertiti:
- Capezzoli introflessi
- Capezzoli infossati
- Capezzoli unilaterali
Prima di specificare la conformazione dei vari tipi sopra riportati, cerchiamo di capire come è fatto un capezzolo.
Il capezzolo, situato all’apice della mammella, è in definitiva la prospezione dell’areola. È morbido e soggetto a iperpigmentazione. Alla sua estremità sono presenti i dotti galattofori, minuscoli canali della ghiandola mammaria addetti all’escrezione lattea esterna.
Solitamente, rispetto alla superficie cutanea, il capezzolo è sporgente.
I 3 Tipi di capezzoli introflessi, infossati o unilaterali
Esistono tuttavia alcuni tipi di capezzoli che non sono pronunciati (quelli evidenziati nella sopra citata classificazione). Di seguito riportiamo le caratteristiche.
I capezzoli introflessi restano retratti e in corrispondenza della loro posizione, si forma una “piega”. Questa condizione può essere lieve o grave. È lieve quando i capezzoli, a seguito di stimolazione, possono essere invertiti, difatti è sufficiente premere l’area attorno all’areola.
È grave quando, invece, i capezzoli pur se stimolati rimangono introflessi.
I capezzoli infossati protendono verso l’esterno solo limitatamente, ad ogni modo possono essere “persuasi” a sporgere.
I capezzoli unilaterali, diversamente dagli altri, vedono interessata solo una mammella. L’altra, invece, possiede un capezzolo “normale”.
Capezzoli piatti: 5 rimedi per facilitare l’allattamento.
Elencati i diversi tipi di capezzoli, è fondamentale entrare nel merito per suggerire adeguate soluzioni atte a facilitare l’attacco del bambino per la suzione.
I consigli utili riguardano:
- I modellatori di capezzoli
- La tecnica di Hoffman
- Esercizi di estroflessione
- Il tiralatte
- Lo strumento Ever-it
I modellatori di capezzoli, detti in gergo “coppette”, sono dischetti realizzati in silicone da inserire nel reggiseno e da lasciare in loco per alcune ore durante il giorno. Hanno lo scopo di “spingere” i capezzoli piatti facendoli protendere.
Infatti, hanno un foro all’altezza del capezzolo ed evitare un seno cadente e, la pressione che viene esercita, aiuta il capezzolo a sporgere.
Si adoperano soprattutto in gravidanza quando il tessuto della pelle è più elastico e facile da sollecitare, ma possono essere utilizzati anche dopo il parto, mezz’ora prima della poppata.
La tecnica di Hoffman consiste nell’allentare la struttura portante del capezzolo (tessuto connettivo) sia durante la gravidanza che dopo il parto. Come funziona? Dopo aver appoggiato i pollici sull’area del capezzolo (non nella zona dell’areola), vengono premuti e rilasciati.
La tecnica descritta risponde all’esigenza di distendere il capezzolo attenzione a chi ha piercing al capezzolo vanno tolti ovviamente e diminuendo la rigidità e abituando lo stesso a direzionarsi verso l’esterno e verso l’alto.
Altro suggerimento: gli esercizi di estroflessione. Riguardano la stimolazione dei capezzoli prima della suzione e sono utilizzati essenzialmente per facilitare la sporgenza del capezzolo che, prima di tutto, viene afferrato tra le dita: pollice e indice.
Poi, con un pezzo di stoffa bagnata d’acqua fredda o con del ghiaccio avvolto da un panno, viene sollecitato.
Il tiralatte, adoperato dopo il parto e prima della poppata, aiuta il capezzolo a protendersi, facilitando l’attacco del bambino.
Lo strumento, denominato Ever-it, è caratterizzato da una siringa avente un’estremità in silicone che, come altre soluzioni, si pone l’obiettivo di far sporgere il capezzolo e simula la suzione. Da utilizzare prima della poppata.
Allattamento: la posizione del bambino
Seguendo i consigli esposti, allattare non sarà impossibile. È necessario, però, posizionare il bambino in modo corretto per mantere un seno bello anche dopo allattamento, al fine di agevolarne l’azione dell’attaccamento e suzione.
Iniziate con avvicinare il bimbo verso di voi, il suo fianco, fronte ed orecchie devono essere allineati.
Cercate di posizionare il naso al capezzolo (deve toccare leggermente il seno) tirando la superficie della pelle per facilitare l’attacco. Stimolate l’apertura della bocca con il capezzolo e, non appena dischiusa, attaccate il bambino.
È importante far vivere questo momento con tranquillità, caso contrario il bambino potrebbe innervosirsi. Calmatelo e cullatelo se inizia a piangere. Deve percepire l’azione come un tempo di distensione e relax.
Capezzoli piatti: la chirurgia plastica come alternativa
Quella tipologia di donne che non ha avvertito risultati ottimali adoperando le tecniche citate, può decidere di avvalersi della mastoplastica correttiva per capezzoli piatti.
Come è ovvio, si sceglie questo percorso chirurgico per rifarsi il seno come ultima alternativa, proprio quando le altre soluzioni non hanno esordito effetto.
Cos’è la mastoplastica correttiva? È un vero intervento chirurgico che si pone il traguardo di permettere ai capezzoli introflessi di sporgere.
Viene effettuata tramite un’incisione sopra il contorno dell’areola, andando a individuare i condotti galattofori (responsabili del latte) per poi liberarli da quelle aderenze che impedivano ai capezzoli di propendere all’esterno.
Altre tecniche chirurgiche, sempre attinenti alla mastoplastica, operano direttamente sulla punta del capezzolo che viene, a questo scopo, fissato all’esterno.
Vantaggi? La mastoplastica ai capezzoli piatti non determina alcuna limitazione per l’allattamento, anzi, è una soluzione. Infatti, i dotti galattofori non vengono incisi, ma semplicemente liberati.
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L’operazione non origina cicatrici visibili perché queste sono posizionate sul limitare tra la pelle delle mammelle e la zona dell’areola.
Conclusioni
Alla donna viene affidato, come origine dell’esistenza, un ruolo fondamentale: concepire la vita.
A questa funzione primaria, si associa quella dell’allattamento, della cura e dell’allevamento della prole.
Fattori naturali, acquisiti o congeniti, possono creare difficoltà nell’adempiere a questa missione, di per sé già complessa.
I capezzoli piatti, come abbiamo visto, seppure non limitino la pratica dell’allattamento, creano disagio, problematicità e insicurezza nelle future mamme.
I consigli riportati possono essere considerati un ottimo “piano d’attacco” per ottimizzare il ruolo da compiere.
A questi, può essere scelta come alternativa la mastoplastica che – è centrale ribadirlo – resta l’ultimo tentativo a cui ricorrere.
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