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Protesi seno: Costi e 3 Tipi Di Protesi Mammarie

protesi seno
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Luglio 10, 2021
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Luglio 10, 2021
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Un campo della chirurgia estetica, quello adibito agli interventi alla mammella, utilizza le protesi al seno. Questi particolari dispositivi medici, realizzati in silicone, possono aumentare o modificare la forma della mammella.

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Ma cosa sono e a cosa servono nello specifico le protesi? Scopriamolo di seguito.

In cosa consistono le protesi al seno?

Come anticipato poche righe fa, le protesi al seno sono particolari elementi artificiali utilizzati allo scopo di volumizzare o ridurre la mammella, o ancora, modificarne la forma a seguito di un seno rifatto o di un’operazione di mastectomia.

Ma come sono realizzate? Le protesi mammarie sono caratterizzate da una parte esterna prodotta sia in silicone che in poliuretano, e da una interna contenente gel al silicone che conferisce al seno un aspetto naturale in duttilità ed elasticità.

In aggiunta alle protesi con gel al silicone come trattamenti non invasivi c’è l’acido ialuronico al seno ma vi sono trattamenti quelle aventi quali: soluzione fisiologica (acqua e sale) o idrogel (peculiari zuccheri e acqua).

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Le prime non garantiscono un effetto naturale e, a volte, oltre al rumore che produce il liquido quando si muove, può verificarsi una perdita del contenuto stesso, causando una diminuzione del volume della protesi.

Il problema della diminuzione del volume è presente anche nei dispositivi medici che al loro interno hanno idrogel.

È importante evidenziare, però, i passi che l’innovazione scientifica ed estetica hanno compiuto elaborando soluzioni alternative: quelle protesi il cui interno è costituito da un gel coesivo che, in presenza di spaccatura, non fuoriesce.

Le protesi per rifarsi il seno si differenziano a seconda del componente utilizzato per realizzarle e questi, a sua volta, ne determina la superficie. Vi sono:

  • Le Nanotesturizzate: la superficie è liscia o quasi liscia. Il vantaggio non risiede solo nell’aspetto naturale che conferiscono, ma anche nella possibilità di ridurre le incisioni nel momento in cui vengono inserite.
  • Le Poliuretaniche: la superficie è colmata da una schiuma in poliuretano. Per il loro inserimento sono necessarie incisioni più lunghe rispetto a quelle sopra menzionate.
  • Le Microtesturizzate: la superficie appare leggermente ruvida.
  • Le Macrotesturizzate: la superficie, in questo caso, è completamente ruvida.

 

3 tipologie di protesi mammarie

Nella scelta della forma, che può essere a goccia, rotonda o ergonomica, è fondamentale mantenere armonia, considerando le misure delle mammelle e del torace.

Ogni conformazione può avere un profilo differente e questo particolare determina la sporgenza del seno.

Quelle a forma rotonda si differenziano a seconda della proiezione e della base. Vengono scelte:

  • Per le donne con un seno armonioso.
  • Per chi richiede l’aumento del volume.
  • Per le mamme il cui mammelle, a seguito dell’allattamento, hanno perso tonicità e sono divenute cadenti.
  • Per quei casi che prevedono l’intervento di mastopessi con relativa protesi.
  • Per la facilità del loro posizionamento, soprattutto nel caso in cui si verifichi una dislocazione.

Le protesi a goccia o anatomiche sono adatte per chi desidera migliorare la forma del seno o aumentarlo di volume in modo naturale.

Rispetto a quelle rotonde, si contraddistinguono per le dimensioni:

  • Base: ovvero diametro trasversale
  • Altezza: o diametro longitudinale
  • Proiezione

Le suddette protesi, in caso di rotazione, a differenza delle rotonde, non sono facilmente riposizionabili e per tale ragione richiedono un nuovo intervento chirurgico.

Infine, quelle ergonomiche sono innovative. All’interno contengono due gel differenti per densità e coesività che promettono sia le garanzie offerte dalle protesi rotonde che i risultati di quelle anatomiche.

Dove vengono posizionate le protesi?

Il posizionamento è peculiare e non può essere lo stesso per ogni persona. Lo studio e l’esperienza del chirurgo permettono di trovare quello ideale, tenendo conto dei vantaggi e degli svantaggi che ciascun intervento può presentare.

In linea generale, i posizionamenti sono di due tipi: sottoghiandolare e sotto il muscolo pettorale, compresa, in modo parziale, l’area sotto la ghiandola mammaria.

Il primo posizionamento – quello sottoghiandolare – consente un maggior controllo della forma, la quale non subisce variazioni quando il muscolo pettorale si contrae, e permette una ripresa dall’intervento più veloce.

Questo tipo di posizionamento, se attuato nelle donne di corporatura esile o in presenza di protesi aventi una dimensione più rilevante, può mettere in risalto, sia visibilmente che al tatto, i margini delle protesi stesse. Nel primo caso di parla di wrinkling, nel secondo di rippling.

Per collocare la protesi sotto il muscolo pettorale e in parte sotto la ghiandola mammaria, si utilizza una tecnica detta “Dual Plane”. Questa permette di contenere il rischio relativo alla visibilità dei margini ed è idonea a chi ha una cute molto sottile.

Seppure non causi problemi in presenza di irrigidimento capsulare o durante la mammografia, può essere artefice di una dislocazione laterale.

Quanto durano e costi delle protesi alle mammelle?

La vita media di una protesi è di 15 anni. Alcune informazioni, ricavate dalle aziende produttrici di tali presidi medici, hanno dimostrato, infatti, che nei primi 5 anni dall’intervento è difficile che si verifichi una rottura della protesi, mentre questa, aumenta con il trascorrere del tempo. Riguardo al costo per le protesi, segnalo l’articolo dedicato per quanto costa rifarsi il seno dove è specificato tutte le differenze.

Per una maggiore durevolezza, divengono importanti i controlli annuali durante i quali alla persona viene effettuata o una risonanza magnetica o un’ecografia. Qualora vengano segnalati possibili tratti di usura, si può decidere di sostituire la protesi.

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Mastoplastica o Mastopessi?

Come anticipato nell’introduzione, le protesi al seno vengono utilizzate dalla chirurgia estetica per aumentare il volume o modificare la forma.

La Mastoplastica, condotta per varie problematiche come anche il seno cadente o problemi di carattere sia estetiche che fisiche, si suddivide in: additiva o riduttiva. L’additiva è la più utilizzata e viene scelta per ricostituire il seno (donando proporzione alle mammelle), aumentare il volume del seno o risolvere il problema dovuto all’asimmetria mammaria.

La riduttiva, al contrario, prevede la riduzione del seno il cui volume è aumentato a causa dello sproporzionato tessuto adiposo o ghiandolare. Lo scopo, perciò, è funzionale: migliorano la curvatura della colonna vertebrale e i disagi provocati da un peso eccessivo.

La Mastopessi, invece, viene applicata in presenza di ptosi, ovvero quando è manifesta la perdita di tonicità con relativa caduta del seno, entrambe dovute a molteplici fattori: all’ipertrofia o atrofia della ghiandola mammaria, all’età che avanza, alla gravidanza e allattamento.

Attraverso tale procedura, vengono sollevate e riposizionate le mammelle, permettendo al capezzolo di ritornare alla sua naturale collocazione.

Conclusioni: estetica dell’anima

Le protesi al seno, come si evince, divengono uno strumento d’aiuto per riacquistare consapevolezza e autostima. La chirurgia estetica, nel corso del tempo, viene considerata vero coadiuvante per il raggiungimento del benessere sia fisico che psicologico.

Il chirurgo estetico, per ovvie ragioni, deve esprimere non solo capacità tecniche nell’individuare il problema e la procedura più idonea a risolverlo, ma anche peculiarità introspettive necessarie a comprendere le esigenze che ogni persona cela nel proprio animo.

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Scritto Da MigliorChirurgo

Questo articolo è offerto dalla redazione di MigliorChirurgo.
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